L’introduzione dell’Intelligenza Artificiale (AI) nelle aziende italiane è parte integrante del percorso di digitalizzazione avviato con il Piano Nazionale Industria 4.0. Per questo l’AI entra di diritto nella serie “Carte del Digitale” del nostro blog, in cui articolo dopo articolo, o meglio “carta dopo carta”, faremo chiarezza sulle opportunità che le nuove tecnologie possono offrire alle nostre aziende. Bisogna solo usare le carte giuste!
Un percorso di digitalizzazione che porta all’AI
Grazie al Piano Industria 4.0, le imprese italiane hanno iniziato ad adottare tecnologie avanzate come l’AI per migliorare la loro competitività. Tuttavia, per sfruttare appieno le potenzialità dell’Artificial Intelligence, le aziende devono avere accesso a dati di qualità, da cui la centralità tutt’oggi dell’4.0.
L’AI rappresenta quindi una naturale evoluzione dei processi di trasformazione digitale, che permette alle imprese di valorizzare in maniera quantificabile i dati accumulati e ottenere un vantaggio competitivo.L’AI non è una tecnologia isolata, ma il risultato di un lungo cammino di digitalizzazione. Negli ultimi anni, infatti, molte imprese hanno accumulato enormi quantità di dati grazie alla digitalizzazione dei processi produttivi e gestionali ed ora questi dati possono essere valorizzati al massimo.
L’AI, infatti, permette di analizzare, interpretare e utilizzare questi dati per prendere decisioni migliori e più rapide, ottimizzare ed automatizzare i processi e migliorare la qualità dei prodotti. L’AI diventa così un acceleratore del cambiamento, capace di rendere l’impresa più competitiva sul mercato globale.
Le carte dell’AI: scegli quella che fa per te
Esistono diversi strumenti di intelligenza artificiale, vediamo insieme come si diversificano gli uni con gli altri, come vanno alimentati e cosa possono fare per le nostre imprese. Immaginiamo di avere un mazzo di carte, ogni carta rappresenta una tipologia di AI, sta a noi scegliere quella che meglio si addice alle nostre esigenze. Vediamole una per una:
- AI Generativa: la più discussa
L’AI generativa crea nuovi contenuti, come testi, immagini, video o suoni, partendo da set di dati esistenti. Questa tecnologia è usata in campi come la creazione di contenuti digitali, la progettazione di nuovi prodotti e la simulazione di scenari futuri. Esempi noti includono i modelli di linguaggio come GPT (tra i più famosi ci sono Chat-GPT, Gemini e Bard) o i generatori di immagini come DALL-E.
- AI Analitica: la più comune nelle aziende
Utilizza algoritmi di machine learning (letteralmente l’“addestramento” di un algoritmo) per analizzare grandi quantità di dati e fornire previsioni. È ampiamente utilizzata per l’analisi predittiva in settori come il marketing, la gestione delle risorse umane e la finanza. Un esempio tipico è l’uso dell’AI per prevedere la domanda di un prodotto o per ottimizzare le campagne pubblicitarie.
- AI Conversazionale: la più social
Questo tipo di AI è utilizzato per l’interazione con gli utenti, tramite chatbot o assistenti vocali. Applicazioni di questo tipo si trovano in maniera già molto diffusa nel servizio clienti e nel supporto tecnico, dove l’AI può gestire richieste in modo autonomo o affiancare gli operatori umani.
- AI Integrata nei Processi: la più produttiva
Questa AI è specificamente progettata per migliorare i processi aziendali. Viene impiegata nell’automazione della catena di produzione, nel monitoraggio della qualità o nell’ottimizzazione della logistica. Ad esempio, l’AI può analizzare i dati in tempo reale provenienti dalle linee di produzione per rilevare e correggere eventuali difetti prima che diventino problemi significativi.
Cos’è l’AI Act e da quando è in vigore?
Ora che conosciamo le diverse tipologie di AI, vediamo insieme come è normata. L’AI Act è una proposta legislativa della Commissione Europea volta a regolamentare l’uso dell’intelligenza artificiale all’interno dell’Unione Europea. L’obiettivo principale di questa normativa è garantire che lo sviluppo e l’uso dell’AI siano sicuri, etici e conformi ai valori fondamentali europei, come la protezione dei diritti umani, la sicurezza e la trasparenza. L’AI Act prevede una classificazione dei sistemi di intelligenza artificiale basata sul livello di rischio che essi possono comportare per gli individui e la società.
La normativa introduce quattro categorie principali:
- Sistemi ad alto rischio: Questi includono applicazioni che possono avere un impatto diretto sui diritti fondamentali delle persone o sulla sicurezza pubblica. Esempi sono i sistemi di AI utilizzati nel settore sanitario, nei trasporti, nelle operazioni bancarie e nell’istruzione. Per questi sistemi, l’AI Act impone requisiti stringenti, come l’obbligo di rispettare standard di trasparenza, sicurezza e affidabilità. Devono essere soggetti a controlli prima della messa in commercio e a monitoraggi continui.
- Sistemi a rischio limitato: Si tratta di applicazioni che comportano rischi più bassi per gli utenti, che vanno comunque informati a tal riguardo. Anche se meno regolamentate rispetto a quelle ad alto rischio, devono comunque rispettare alcuni principi etici e fornire informazioni chiare agli utenti su come funzionano. Un classico esempio è l’interazione uomo-chatbot.
- Sistemi a rischio minimo: Questa categoria include le applicazioni di AI comuni che non comportano rischi significativi per i diritti degli individui o la sicurezza. I sistemi di intelligenza artificiale utilizzati nei giochi, nei filtri antispam delle e-mail o nei sistemi di raccomandazione per l’e-commerce rientrano in questa fascia.
- Sistemi vietati: L’AI Act proibisce alcune applicazioni che sono considerate troppo rischiose per i diritti fondamentali, come i sistemi di social score (in piccola parte già presenti in paesi come la Cina), di sorveglianza massiva o quelli che utilizzano tecniche di manipolazione del comportamento delle persone contro la loro volontà.
Per le aziende che sviluppano o utilizzano sistemi di intelligenza artificiale, l’AI Act introduce una serie di obblighi specifici. I sistemi ad alto rischio dovranno essere sottoposti a rigorose valutazioni di conformità, includendo verifiche tecniche e audit periodici per garantire la loro sicurezza e affidabilità. Inoltre, gli sviluppatori di AI dovranno mantenere la trasparenza, documentando accuratamente il funzionamento dei loro algoritmi e garantendo che i sistemi possano essere spiegati agli utenti finali in modo chiaro e comprensibile. L’AI Act è attualmente in fase di approvazione, e una volta entrato in vigore, si prevede che avrà un impatto significativo sulle aziende che operano nel settore tecnologico in Europa. Gli Stati membri dell’Unione Europea avranno il compito di garantire il rispetto delle normative attraverso agenzie di vigilanza dedicate.
Per approfondire, è possibile consultare la proposta ufficiale dell’AI Act della Commissione Europea e il Libro Bianco sull’intelligenza artificiale, che fornisce un quadro dettagliato degli obiettivi e delle politiche europee sull’AI.
Usi l’AI e non lo sai
Spesso non ci rendiamo conto, ma l’AI è già largamente diffusa nei software che utilizziamo quotidianamente, per non parlare della vita di tutti i giorni! Sistemi come i CRM (Customer Relationship Management), le piattaforme di marketing automation e persino i gestionali per le risorse umane includono algoritmi di AI per migliorare le performance aziendali.
Il consiglio del DIHP è quello di svolgere un assessment mirato ad analizzare le opportunità di integrazioni dell’AI nei processi aziendali. Nei prossimi articoli della serie “Le carte del Digitale” verranno approfondite applicazioni AI per ogni dipartimento: dalla produzione alla qualità, dalla logistica all’HR, dalla contabilità alle vendite.
Marco Di Furia