Fabbrica digitale e industria 5.0: cosa è cambiato

Nelle prime rivoluzioni industriali siamo stati abituati ad avere delle tecnologie di riferimento, che negli anni sono diventate dei veri e propri simboli del loro periodo storico: se si pensa alla Prima Rivoluzione Industriale, il collegamento alla macchina vapore o al filatoio meccanico Jenny è diretto. Lo stesso collegamento c’è tra la Seconda Rivoluzione Industriale e l’utilizzo di nuovi fonti di energia, come l’elettricità e il petrolio per le linee di assemblaggio del Modello T Fordiano; la Terza è invece ricordata per le reti telematiche e le tecnologie informative, come la radio, la TV o i PC.

In ogni Rivoluzione, le nuove tecnologie o processi hanno risolto dei needs diffusi, in questa serie del Blog DIHP, “Le carte del Digital”, ogni articolo si concentrerà su specifiche applicazioni tecnologiche o riorganizzazioni di processo che hanno risolto puntuali needs aziendali nella Quarta Rivoluzione Industriale e che ne risolveranno nella Quinta. Carta dopo carta, nascerà un mazzo di innovazione digitale per ogni dipartimento aziendale: passando dalla produzione alla logistica, dalla progettazione alla manutenzione, dall’HR agli acquisti, dando voce alle aziende del territorio e ai loro fornitori.

Da Industria 4.0 a 5.0: l’avvento della quinta rivoluzione industriale

Iniziamo da un focus sulle due Rivoluzioni che abbiamo vissuto nel recente passato e che stiamo vivendo oggi, tutti conosciamo infatti i termini Industria 4.0 e 5.0.

Il passaggio da una all’altra è molto sfumato e difficilmente imputabile a una singola scoperta tecnologica. La quarta rivoluzione industriale nasce formalmente nel 2011, con il termine “Industrie 4.0” coniato per la prima volta alla Fiera di Hannover, un’ importante fiera tecnologica tedesca. L’intento era di presentare un piano di investimenti nazionali pari a 40 miliardi di euro per la digitalizzazione delle fabbriche.

Tuttavia, le tecnologie che la caratterizzano hanno iniziato a essere utilizzate ben prima, possiamo dire dopo gli anni 2000: IoT, Big Data, Sistemi Informativi di fabbrica, Robot Collaborativi, e Stampa 3D sono alcune delle tecnologie chiamate “abilitanti” del 4.0, anche dette Key Enabling Technologies (KETs).

Si nota che tutte queste tecnologie sono incentrate sulla creazione, elaborazione e analisi dei Dati, ed è proprio il dato il cardine di questa rivoluzione industriale, le KETs stanno risolvendo il bisogno di dati in azienda per prendere delle decisioni data driven.

Dopo il 2020, forse anche a causa del contesto pandemico, gli esperti di settore hanno notato che la tecnologia stava evolvendo ulteriormente, insieme ai bisogni dei propri utilizzatori. Ponendo l’uomo al centro di questa rivoluzione tecnologica, e non vedendolo più come semplice fruitore di tecnologia, l’industria ora va oltre l’automazione e la connettività. Si pone un forte accento sulla collaborazione tra esseri umani e macchine, cercando di essere il più sostenibili possibile.

Il percorso di Digital Transformation: cos’è e come si sta evolvendo

La trasformazione digitale è un fenomeno pervasivo che sta avvenendo in tutti gli ambiti, compreso il vivere quotidiano delle nostre case. Anche in contesti tradizionali e più difficili da adattare, come le industrie, la digitalizzazione sta facendo grandi progressi.

Dal 2016, anno di inizio attività, il Digital Innovation Hub Piemonte (DIHP) ha fornito supporto a oltre 500 aziende grazie ai suoi Digital Readiness Assessment (DRA), strumento per fotografare lo stack tecnologico di un’impresa, la sua organizzazione, il modo di monitorare i processi e raccogliere dati e la cultura digitale aziendale. In questo periodo, abbiamo osservato un significativo cambiamento nei livelli di maturità digitale delle aziende, così come nelle esigenze che emergono durante le nostre analisi.

Il nostro lavoro al DIHP continua a supportare le aziende in questo percorso, aiutandole a integrare le tecnologie digitali in modo sostenibile e innovativo. Con il nostro supporto, le imprese possono non solo migliorare la loro competitività, ma anche contribuire a una trasformazione economica ed ecologica, in linea con gli obiettivi del Green Deal e della Twin Transition.

Qui di seguito un dettaglio dei tre needs più sentiti dalle imprese del territorio secondo i dati di 7 anni di assessment e alcuni esempi di come la trasformazione digitale può soddisfarli:

Data driven decision making: il valore dei dati nel 4.0

Come diceva W. Edwards Deming, “Senza dati sei solo un’altra persona con un’opinione”. Questo pensiero è alla base del processo decisionale basato sui dati. Un piccolo pastificio nell’astigiano, con cui abbiamo avuto la fortuna di collaborare, ne è un esempio concreto.

Con un fatturato di 60 milioni di euro e poco meno di 30 dipendenti, si intuisce già il livello di automazione presente all’interno. Il direttore di stabilimento è riuscito a ottimizzare i consumi elettrici del 5% proprio grazie all’analisi dettagliata dei consumi di ogni singolo macchinario. Potrebbero sembrare cifre trascurabili, ma chi lavora nel settore della grande distribuzione sa bene quanto sia competitiva la lotta sui prezzi e quanto il processo di essiccazione della pasta sia energivoro, incidendo significativamente sul costo finale.

Grazie al monitoraggio dei singoli macchinari, è emerso che i consumi totali si riducevano operando contemporaneamente su tutte le linee, anziché alternare l’utilizzo. Il Manufacturing Execution System (MES) è lo strumento software su cui si basano le decisioni e che comunica direttamente con i macchinari. L’integrazione di tutte le informazioni non può che portare benefici.

Questo caso seguito dal DIHP negli ultimi anni esemplifica la prima esigenza emersa dalle aziende nel tempo del 4.0: avere dati di qualità, derivanti da un modello lean di raccolta di questi ultimi, evitandone ad esempio la duplicazione. Una delle esigenze principali è stata la definizione di un modello di organizzazione dei dati: l’azienda dovrebbe implementare un sistema centralizzato per la raccolta, l’archiviazione e la gestione dei dati, riducendone la frammentazione evitando i cosiddetti dati a silos, individuando quelli utili da raccogliere nei diversi processi e misurandone la qualità. A tal proposito si sono strutturati cruscotti di KPI per la misurazione della qualità del dato, usando metriche come: l’accessibilità, l’accuratezza, l’attendibilità, la concretezza, la consistenza, l’interpretabilità e l’oggettività.

La formazione sul digitale

Come detto precedentemente la quinta rivoluzione industriale è sempre più incentrata sull’uomo. Questo però può accadere soltanto se l’uomo è consapevole delle opportunità tecnologiche che ha intorno e se sa utilizzarle. Considerando la trasformazione digitale come un percorso, la formazione è fondamentale in ogni suo step. Con formazione non si intendono soltanto le digital skills verticali sull’utilizzo di una specifica tecnologia, ma soprattutto il consolidamento di un digital mindset. Una delle esigenze principali del 4.0 è la creazione di una cultura digitale tra le persone, rendendole flessibili, proattive nell’adottare il proprio lavoro agli strumenti digitali che possono facilitarlo e velocizzarlo.

Se un’azienda vuole perseguire un percorso di trasformazione digitale la cultura aziendale stessa deve essere coerente con valori e competenze fondamentali per questo viaggio. Figure come il digital champion possono supportare la popolazione aziendale a comprendere l’importanza del digitale, della raccolta dei dati e dell’integrazione dei sistemi informativi per dare valore aggiunto al lavoro di unione, facilitando il change management.

L’esempio classico che facciamo è la CyberSecurity, a cui è dedicata la serie del blog “Le chiavi della cyber”.

Fino al 2019 molti pensavano di subire attacchi hacker solo se obiettivi importanti, trascurando il fatto che ormai sono fatti a tappeto sperando in qualche sfortunato click.

Ora grazie anche a molte opportunità finanziate le imprese possono formare il proprio personale su queste tematiche, e non munirsi esclusivamente di un firewall.

L’integrazione di applicativi software nelle aziende

In un percorso di trasformazione digitale, un’impresa introduce nuove tecnologie e applicativi software in momenti diversi di questo percorso, non possono essere quindi lasciati stand alone, l’integrazione degli stessi risulta fondamentale. La razionalizzazione degli applicativi è uno dei grandi needs del 4.0. A tal riguardo il DIHP suggerisce di strutturare un vero e proprio processo di product management per poter gestire gli applicativi software da integrare in azienda e poter garantire l’allineamento tra le strategie aziendali e lo sviluppo, la manutenzione e l’evoluzione di questi nuovi prodotti software.

Inserire un nuovo applicativo, non include solo un processo di benchmarking tra i fornitori che lo offrono, non è solo un investimento di capitale o un passaggio tecnico, ma sottintende innanzitutto la definizione della Visione del Prodotto all’interno dei processi dell’azienda. Vanno infatti compresi in anticipo i needs aziendali che quell’applicativo può risolvere. Integrare una nuova tecnologia significa anche studiare l’esperienza utente e coinvolgere le persone nel suo sviluppo raccogliendo feedbacks e costruendo la relativa documentazione.

Mappare i processi e i needs aziendali risulta quindi cruciale per l’integrazione di un nuovo applicativo software o tecnologia avanzata in azienda, senza un’analisi preliminare è molto difficile sfruttare al massimo il potenziale di quest’ultima.

AI e Sostenibilità: come l’intelligenza artificiale aiuterà l’ambiente?

Quali sono le esigenze della quinta rivoluzione industriale e le tecnologie per risolverle? L’Industria 4.0 ha permesso la raccolta di grandi moli di dati, ora è importante utilizzarli nel modo giusto, creando relazioni tra gli stessi ed estrapolandone più valore possibile. La naturale evoluzione del processo di trasformazione digitale iniziato da un’impresa nel 4.0 è porre l’attenzione sull’Intelligenza Artificiale.

C’è un crescente interesse per l’innovazione, che va oltre la semplice trasformazione digitale. Sempre più aziende mirano alla Twin Transition (trasformazione gemella), un concetto che combina la digitalizzazione con la sostenibilità. Questo approccio integrato consente alle imprese di sfruttare le tecnologie digitali non solo per migliorare l’efficienza e la produttività, ma anche per ridurre l’impatto ambientale e promuovere pratiche sociali. Ad esempio, l’uso di sistemi IoT (Internet of Things) può ottimizzare il consumo energetico degli impianti produttivi, mentre l’analisi di Big Data permette di prevenire sprechi e inefficienze. Troverete informazioni più precise nella serie del blog dedicata al “Puzzle di Sostenibilità”.

Il Green Deal europeo è una parte fondamentale di questo processo di trasformazione. Lanciato dalla Commissione Europea, il Green Deal mira a rendere l’Europa il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050. Questo ambizioso piano include una serie di iniziative politiche e normative che promuovono la sostenibilità in vari settori, tra cui energia, trasporti, agricoltura e industria. Le aziende europee sono quindi incoraggiate a innovare e adottare pratiche sostenibili per allinearsi a questi obiettivi.

Il Green Deal non solo impone nuove regole, ma offre anche opportunità di finanziamento e incentivi per le aziende che investono in tecnologie verdi. Ad esempio, il piano prevede investimenti significativi in ricerca e sviluppo per tecnologie pulite, supporto per la transizione energetica e iniziative per promuovere l’economia circolare.

L’interesse per la Twin Transition è alimentato, in parte, dalla necessità di conformarsi a questi piani europei di sostenibilità. Tuttavia, molte aziende avevano già compreso l’importanza della sostenibilità e avevano manifestato interesse per questi temi anche prima dell’introduzione di tali piani. La sostenibilità non è più vista solo come un obbligo normativo, ma come un’opportunità per creare valore a lungo termine, migliorare la reputazione aziendale e soddisfare le crescenti aspettative dei consumatori e degli investitori.

Il nostro lavoro al DIHP continua a supportare le aziende in questo percorso, aiutandole a integrare le tecnologie digitali in modo sostenibile e innovativo e a sfruttare al meglio il loro potenziale.

Come anticipato ormai le aziende sono sempre più consapevoli, e loro stesse chiedono supporto per poter essere sostenibili e sfruttare al massimo le potenzialità dell’Intelligenza Artificiale, su tale argomento potrete trovare spunti importanti nei prossimi articoli di questa serie che saranno dedicati alle “Carte dell’AI” nei diversi dipartimenti aziendali.

 

Oddone Marenco